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martedì 3 giugno 2008

Biodiversità allarme rosso! 5000 esperti riuniti alla Conferenza delle Nazioni Unite a Bonn

Abbiamo appena riferito della Giornata Mondiale sulla Biodiversità. La conferenza delle Nazioni Unite sulla Biodiversità si è conclusa in Germania, a Bonn, venerdì scorso. L’allarme continua, ma possiamo chiederci chi effettivamente raccolga l’avviso e s’impegni. Se la matematica e la statistica non sono solo un’opinione, le cifre pubblicate a Bonn fanno rabbrividire. 5000 esperti provenienti da 191 paesi hanno constatato che “un mammifero su quattro, un uccello su otto, un terzo degli anfibi sono in pericolo d’estinzione” a livello planetario.




Tutti parlano oggi di pericolo legato ai cambiamenti climatici dimenticando che non si tratta solo di mobilitarci per salvare l’orso bianco dell’Artico,


il panda asiatico o il koala australiano, animali simpatici che sollecitano una riposta emotiva, ma di reagire al fenomeno nella sua globalità. Ogni specie ha la sua ragione di esistere e ha un suo ruolo nell’equilibrio del pianeta. Quella che gli esperti a Bonn hanno chiamato una “crisi silenziosa” va invece “urlata”. Il Commissario europeo all’ambiente, Stavros Dimas, ha ricordato quanto le nostre società dipendono per la loro sopravivenza da quello che ha definito il nostro “capitale naturale”. La crisi alimentare alla quale assistiamo oggi non è l’ennesima crisi del Sahel che ci tocca solo marginalmente.


Rimette oggi in discussione, come abbiamo scritto in precedenza, gli equilibri mondiali, i rapporti economici, sociali e politici dei paesi in via di sviluppo che saranno all’origine di fenomeni migratori inarrestabili verso i paesi industrializzati, nonché di conflitti armati sempre più cruenti, come quelli attuali nella Repubblica Sudafricana. Cosa aspettiamo a mobilitarci e ad esigere dai nostri governi un impegno in questa battaglia di civiltà?

La comunità internazionale aveva previsto di mettere un termine al fenomeno devastante della scomparsa delle specie animali entro il 2010. Il 2010 è alle porte e non si capisce come l’inversione di rotta sia possibile nel tempo previsto. L’urgenza è apparsa a tutti e forse ha spinto, in extremis, a decisioni di emergenza. Così alla Conferenza di Bonn, la Cancelliera Merkel ha annunciato che 500 milioni di euro saranno stanziati dalla Germania entro il 2012. La finalità? Sostenere delle zone protette per favorire la sopravivenza e la riproduzione, in particolare negli oceani dove la caccia e la pesca di tipo industriale senza regole nè controllo, le istallazioni per la ricerca e l’estrazione di risorse energetiche, l'inquinamento chimico in aumento, lo scarico di prodotti nocivi ecc. uniti agli effetti del riscaldamento climatico sono le cause della scomparsa e delle mutazioni genetiche di molte specie animali e vegetali.

un pesce siluro pescato nel nord Italia

Ma non bastano i “santuari” naturali, troppo spesso violati ugualmente, come il santuario dell’Antartide dove le balene continuano ad essere massacrate

Foto Greenpeace

dai cacciatori industriali giapponesi sotto la copertura di pseudo ricerche scientifiche e nell’indifferenza mondiale.


Nel 2050, la terra avrà una popolazione di circa 9 miliardi di abitanti.

In che condizioni vivranno?

Che pianeta sarà il loro?

Caterina Losi "Portiamo la Pace in un mondo che brucia", Classe III Isituto paritario Orsoline, Piacenza, secondo classificato Concorso "Poster per la Pace" 2006/2007 Lions Club International Distretto 108 IB 3 Italy


Bambina italiana - Bambino Senegalese - Bambina india Warao - Venezuela


Come rispondere ai bisogni crescenti del genere umano?

Come rispondere alla richiesta di qualità di vita che proviene dai paesi così detti ‘emergenti’ come la Cina e l’India?

Chi deve “sacrificarsi”?


Il problema non è più d’appannaggio dei soli ecologisti. E’ un problema mondiale che richiede delle soluzioni mondiali. Soluzioni che devono partire dai paesi industrializzati, con transfert gratuito di tecnologie, crediti allo sviluppo, partecipazione attiva e finanziata dal primo mondo verso il terzo mondo. La giusta ripartizione delle ricchezze di cui parlava già quasi 40 anni fa l’economista francese Pierre Jalet è oggi l’unica risposta per evitare lo scoppio.

Nell’Aprile scorso si è svolto a Bangkok uno dei tanti incontri di esperti che, dopo la Conferenza mondiale di Bali, deve preparare la conferenza di dicembre 2009 a Copenhagen al fine di definire nuovi protocolli sulle emissioni di gas a effetto serra responsabili di danni anche sulla biodiversità. Ricordiamo che si sta lavorando - anche se con tante difficoltà - ad una definizione concordata del Protocollo di Kyoto prevista per il 2012. Temibile data il 2012: si estinguerà anche il Patto Internazionale dell’Antartide, continente verso il quale molti stanno guardando con concupiscenza! Saremo in grado di difendere il patrimonio dell’umanità? Siamo pronti ad uscire dalla nostra stretta visione di consumatori egoisti finché siamo ancora in tempo?

A Bonn è stato da poco costituito un gruppo di ricerca sulla biodiversità, sullo stesso modello di quello del GIEC sul clima. E' la prova dell’importanza data al tema in oggetto e della sua urgenza. Pavan Sukhdev, economista indiano incaricato di uno studio sulla situazione della biodiversità mondiale, ha informato che il costo "dell’impoverimento biologico dovrebbe essere equivalente al 6% del prodotto nazionale lordo mondiale”, una proporzione inquietante. Purtroppo la conferenza di Bonn non ha avuto la stessa ripercussione mondiale di quella di Bali.

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