Paperblog

lunedì 30 giugno 2008

17 giugno 2008: Giornata Mondiale per la lotta alla Desertificazione e alla Siccità

Il 17 giugno 2008 è stata celebrata per iniziativa delle Nazioni Unite la Giornata internazionale per la lotta alla desertificazione e alla siccità. Entrambi i fenomeni purtroppo interessano ormai molte aree del pianeta. Il problema riguarda il Continente nero, l’Asia e l’Australia ma non solo.
Ormai il bacino Mediterraneo e l’Italia ne sono una delle frontiere più avanzate: nel nostro Paese le zone a rischio aumentano, con le regioni meridionali particolarmente esposte. L’emergenza è ancora più forte se soltanto si pensa all’effetto che la desertificazione produce sulle coltivazioni, in relazione soprattutto alle crisi alimentari globali.
La Giornata internazionale per la lotta alla desertificazione e alla siccità 2008 affronta il tema “Combattere il degrado delle terre per un’agricoltura sostenibile”.

Le ragioni della scelta sono illustrate dalle parole del Segretario Generale dell’Onu Ban Ki-moon “E’ giunto il momento che la comunità internazionale riconosca le terre aride e i territori di confine, dove vivono quasi la metà dei poveri del mondo, non più come terre inutili. Piuttosto, devono essere considerate potenziali aree di agricoltura intensiva sia per i prodotti alimentari che per i fabbisogni energetici”.

Quasi il 70% dei programmi e progetti dell’agenzia Onu sono infatti concentrati in ambienti ecologicamente fragili e marginali. L’Ifad lavora per trasformare queste aree aride in regioni produttive a livello agricolo mostrando, così, che le terre aride non devono essere considerate terre di scarto.
Un esempio: nell’ambito di un programma da 10 milioni di dollari in Matam, area del Senegal duramente colpita dalla siccità, l’agenzia internazionale finanzia un progetto condotto da donne che, utilizzando un sistema d’ irrigazione goccia-a-goccia, ha reso redditizia una fattoria che produce melone e ocra, nonostante le condizioni climatiche proibitive.




Parole di sostegno alla Giornata internazionale per la lotta alla desertificazione e alla siccità sono state pronunciate dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano “Siccità e desertificazione, devastando aree sempre più estese del nostro pianeta, costituiscono ormai una minaccia per la stessa esistenza di milioni di persone, le cui condizioni di vita conoscono un deterioramento drammatico. Il mio vivo apprezzamento, quindi, a tutti coloro che si impegnano per porre questo flagello all’attenzione dell’opinione pubblica, nella certezza che le riflessioni odierne sapranno offrire un valido contributo alla lotta contro questi devastanti fenomeni”
Nel suo messaggio, il Presidente della Repubblica ha inoltre sottolineato il legame tra siccità - desertificazione - cambiamenti climatici “È sempre più impellente l’esigenza di agire in maniera tempestiva, sia in ambito nazionale che a livello globale, per contrastare tali fenomeni, tenendo ben presente che un’azione efficace non può prescindere dalla lotta ai mutamenti climatici e al riscaldamento globale, di cui siccità e desertificazione sono in larga misura conseguenze”.


Proprio a questa connessione tra i fenomeni è stata dedicata la Giornata nell’edizione 2007 intitolata “Desertificazione e Cambiamento Climatico - una Sfida Comune". “La Desertificazione ed il Cambiamento Climatico sono, infatti, le due maggiori manifestazioni della medesima sfida ambientale globale che ci troviamo di fronte nel 21° secolo” hanno sottolineato i portavoce dell’ONU in occasione della Giornata dello scorso anno. La desertificazione e la relativa perdita di vegetazione hanno portato ad un aumento delle emissioni e ad una ridotta dispersione del carbonio; si è stimato che circa il 4% delle emissioni globali viene prodotta nelle zone aride. E dall’altro lato, gli effetti dei cambiamenti climatici stanno aumentando la pressione con crescenti siccità.

Nel contesto del cambiamento globale, un approccio sinergico è evidentemente il modo più efficace di affrontare la duplice sfida della desertificazione e del cambiamento climatico. Un approccio congiunto è anche il modo più sicuro di raggiungere il comune obiettivo di sviluppo sostenibile.



Anche per la Giornata internazionale 2008, l’ONU ci ha ricordato che la desertificazione può essere affrontata efficacemente, che sono possibili soluzioni, e che gli strumenti chiave per il raggiungimento di questo obiettivo risiedono nel rafforzamento della partecipazione di tutta la comunità e nella cooperazione a tutti i livelli.
Ne è un esempio il progetto della Grande muraglia verde in Africa, partito da un’idea dell’ex-presidente nigeriano Olesegun Obasanjo per risolvere i problemi della desertificazione e l’assorbimento delle emissioni di ossido di carbonio: una barriera costituita da alberi, piante e vegetali che correrà da un estremo all’altro del continente africano, da Dakar a Gibuti, per la cui realizzazione lavora, dal 2004, un comitato scientifico intergovernativo incaricato di stabilirne le modalità di esecuzione. Ogni anno l’Africa perde infatti quattro milioni di ettari di foreste con una media doppia rispetto al resto del mondo; il 50% dei ghiacciai in Uganda si sta ritirando e in Senegal l’urbanizzazione sta riducendo le aree verdi; ma lo scenario più grave riguarda la riduzione delle precipitazioni che provocherà un aumento di carestie e della desertificazione.

Anche noi possiamo contribuire
alla salvaguardia del nostro pianeta!
Siamo pronti a cambiare il nostro modo di vivere?
Se sì, ecco alcuni semplici suggerimenti
che tutti possiamo applicare quotidianamente:

- Quando puoi, cammina o vai in bici
- Quando puoi, usa i mezzi pubblici
- Dite ai vostri genitori di non rovinare il mondo in cui viviamo
- Se siete genitori, unitevi ai vostri figli per salvare il mondo in cui dovranno vivere
- Parlate di questi problemi tra di voi
- Votate per chi da importanza a questi problemi
- Se credi nella preghiera, prega perché la gente abbia la forza di cambiare
- Quando preghi, muoviti (antico proverbio africano)

Questo Blog ha tra i suoi obiettivi quello di incentivare e dare risonanza a comportamenti, iniziative, progetti ed eventi che contribuiscono alla salvaguardia delle Regioni Polari e di tutto il Pianeta.

Stai promuovendo un progetto o un’iniziativa che va in questa direzione?
Hai idee, proposte, materiale interessante che vorresti divulgare?

Hai suggerimenti utili per risparmiare acqua? Energia?
Diminuire l’inquinamento? …

Se sì, segnalacelo! Puoi interagire attraverso i commenti del Blog o scrivendoci via mail.

La Terra ha bisogno
anche del tuo aiuto!

venerdì 20 giugno 2008

I Signori della Tundra a Milano!


C'è attualmente a Milano un'importante esposizione fotografica da non perdere: I Signori della Tundra.

Trattasi di una mostra storico – fotografica sul popolo siberiano dei Nenet – Nency presso la Sala Ottagono alla Sezione del CAI a Milano.




Le immagini proposte raccontano la storia di questo popolo, le tradizioni, il modo di relazionarsi con una natura estrema.




Dalla presentazione della mostra:


I testi e le foto sono di Luciana Vagge Saccorotti, ricercatrice e studiosa dei popoli artici, e Gianluca Frinchillucci, direttore dell’Istituto Geografico Polare “Silvio Zavatti” di Fermo.

40 bellissimi pannelli in bianco e nero e a colori sui popoli siberiani Nency: vita, lavori, divertimenti, allevamenti di renne, momenti conviviali, volto di donne, bimbi e sciamani.


Tra i cosiddetti popoli autoctoni del Nord, i Nency sono i più numerosi. Allevatori di renne, vivono prevalentemente nella Penisola di Jamal, dove ha sede un importante complesso energetico: si estrae più del 90% del gas russo e il 12% del petrolio, energia vitale, di cui noi italiani siamo uno dei maggiori importatori.


Nella stesura del progetto sono state prese in esame popolazioni stanziate nel Grande Nord russo/siberiano (dalla Penisola di Kola alla Chukotka), oltre agli Inuit, cacciatori di mammiferi marini dell’Alaska, del Canada e della Groenlandia.
Si tratta di decine e decine di popolazioni, tradizionalmente nomadi o semi nomadi, che da millenni vivevano di caccia, di pesca, di allevamento e di raccolta nei territori loro accessibili. Dal secolo XVI, a causa dell’intensivo sfruttamento di quelle zone, molte etnie si sono praticamente estinte e molte si trovano in pericolo.


La mostra è organizzata nell’ambito del progetto “Carta dei Popoli Artici” dell’Istituto Geografico Polare “Silvio Zavatti”, in collaborazione con la Sezione CAI Milano, il CNR – Polarnet e il Circolo Polare di Milano.


Ho avuto il piacere di visitarla e, nell'occasione, ho incontrato il responsabile dell’ufficio stampa e centro di documentazione del Circolo Polare, dr. Aulo Chiesa con cui è nato un interessante scambio. Parlando successivamente con il presidente del Circolo Polare, dr. Aldo Scaiano, abbiamo convenuto una collaborazione tra il Circolo Polare e il Comitato Piacentino pro Anno Polare Internazionale.


La mostra è gratuita ed è aperta al pubblico fino al 30 Giugno 2008


Sala Ottagono, Sezione CAI di Milano


Via Silvio Pellico, 6


Orari:
lunedì, martedì dalle 14.00 alle 19.00
mercoledì e venerdì dalle 10.00 alle 19.00

Per saperne di più:
Circolo Polare
02 72002868
http://www.circolopolare.com/

CAI Sezione di Milano
02 86463516
http://www.caimilano.it/

martedì 3 giugno 2008

Biodiversità allarme rosso! 5000 esperti riuniti alla Conferenza delle Nazioni Unite a Bonn

Abbiamo appena riferito della Giornata Mondiale sulla Biodiversità. La conferenza delle Nazioni Unite sulla Biodiversità si è conclusa in Germania, a Bonn, venerdì scorso. L’allarme continua, ma possiamo chiederci chi effettivamente raccolga l’avviso e s’impegni. Se la matematica e la statistica non sono solo un’opinione, le cifre pubblicate a Bonn fanno rabbrividire. 5000 esperti provenienti da 191 paesi hanno constatato che “un mammifero su quattro, un uccello su otto, un terzo degli anfibi sono in pericolo d’estinzione” a livello planetario.




Tutti parlano oggi di pericolo legato ai cambiamenti climatici dimenticando che non si tratta solo di mobilitarci per salvare l’orso bianco dell’Artico,


il panda asiatico o il koala australiano, animali simpatici che sollecitano una riposta emotiva, ma di reagire al fenomeno nella sua globalità. Ogni specie ha la sua ragione di esistere e ha un suo ruolo nell’equilibrio del pianeta. Quella che gli esperti a Bonn hanno chiamato una “crisi silenziosa” va invece “urlata”. Il Commissario europeo all’ambiente, Stavros Dimas, ha ricordato quanto le nostre società dipendono per la loro sopravivenza da quello che ha definito il nostro “capitale naturale”. La crisi alimentare alla quale assistiamo oggi non è l’ennesima crisi del Sahel che ci tocca solo marginalmente.


Rimette oggi in discussione, come abbiamo scritto in precedenza, gli equilibri mondiali, i rapporti economici, sociali e politici dei paesi in via di sviluppo che saranno all’origine di fenomeni migratori inarrestabili verso i paesi industrializzati, nonché di conflitti armati sempre più cruenti, come quelli attuali nella Repubblica Sudafricana. Cosa aspettiamo a mobilitarci e ad esigere dai nostri governi un impegno in questa battaglia di civiltà?

La comunità internazionale aveva previsto di mettere un termine al fenomeno devastante della scomparsa delle specie animali entro il 2010. Il 2010 è alle porte e non si capisce come l’inversione di rotta sia possibile nel tempo previsto. L’urgenza è apparsa a tutti e forse ha spinto, in extremis, a decisioni di emergenza. Così alla Conferenza di Bonn, la Cancelliera Merkel ha annunciato che 500 milioni di euro saranno stanziati dalla Germania entro il 2012. La finalità? Sostenere delle zone protette per favorire la sopravivenza e la riproduzione, in particolare negli oceani dove la caccia e la pesca di tipo industriale senza regole nè controllo, le istallazioni per la ricerca e l’estrazione di risorse energetiche, l'inquinamento chimico in aumento, lo scarico di prodotti nocivi ecc. uniti agli effetti del riscaldamento climatico sono le cause della scomparsa e delle mutazioni genetiche di molte specie animali e vegetali.

un pesce siluro pescato nel nord Italia

Ma non bastano i “santuari” naturali, troppo spesso violati ugualmente, come il santuario dell’Antartide dove le balene continuano ad essere massacrate

Foto Greenpeace

dai cacciatori industriali giapponesi sotto la copertura di pseudo ricerche scientifiche e nell’indifferenza mondiale.


Nel 2050, la terra avrà una popolazione di circa 9 miliardi di abitanti.

In che condizioni vivranno?

Che pianeta sarà il loro?

Caterina Losi "Portiamo la Pace in un mondo che brucia", Classe III Isituto paritario Orsoline, Piacenza, secondo classificato Concorso "Poster per la Pace" 2006/2007 Lions Club International Distretto 108 IB 3 Italy


Bambina italiana - Bambino Senegalese - Bambina india Warao - Venezuela


Come rispondere ai bisogni crescenti del genere umano?

Come rispondere alla richiesta di qualità di vita che proviene dai paesi così detti ‘emergenti’ come la Cina e l’India?

Chi deve “sacrificarsi”?


Il problema non è più d’appannaggio dei soli ecologisti. E’ un problema mondiale che richiede delle soluzioni mondiali. Soluzioni che devono partire dai paesi industrializzati, con transfert gratuito di tecnologie, crediti allo sviluppo, partecipazione attiva e finanziata dal primo mondo verso il terzo mondo. La giusta ripartizione delle ricchezze di cui parlava già quasi 40 anni fa l’economista francese Pierre Jalet è oggi l’unica risposta per evitare lo scoppio.

Nell’Aprile scorso si è svolto a Bangkok uno dei tanti incontri di esperti che, dopo la Conferenza mondiale di Bali, deve preparare la conferenza di dicembre 2009 a Copenhagen al fine di definire nuovi protocolli sulle emissioni di gas a effetto serra responsabili di danni anche sulla biodiversità. Ricordiamo che si sta lavorando - anche se con tante difficoltà - ad una definizione concordata del Protocollo di Kyoto prevista per il 2012. Temibile data il 2012: si estinguerà anche il Patto Internazionale dell’Antartide, continente verso il quale molti stanno guardando con concupiscenza! Saremo in grado di difendere il patrimonio dell’umanità? Siamo pronti ad uscire dalla nostra stretta visione di consumatori egoisti finché siamo ancora in tempo?

A Bonn è stato da poco costituito un gruppo di ricerca sulla biodiversità, sullo stesso modello di quello del GIEC sul clima. E' la prova dell’importanza data al tema in oggetto e della sua urgenza. Pavan Sukhdev, economista indiano incaricato di uno studio sulla situazione della biodiversità mondiale, ha informato che il costo "dell’impoverimento biologico dovrebbe essere equivalente al 6% del prodotto nazionale lordo mondiale”, una proporzione inquietante. Purtroppo la conferenza di Bonn non ha avuto la stessa ripercussione mondiale di quella di Bali.