Paperblog

mercoledì 28 maggio 2008

Assisteremo indifferenti alla scomparsa di molti animali a causa del riscaldamento climatico?

foto dal web
L’allarme questa volta arriva dall’Australia dove alcuni studiosi chiedono misure urgenti per non lasciare che il wallaby, il koala, il canguro arboricole o il piccolo Billy dalle grandi orecchie, esistano solo su libri di fotografie e DVD. Il koala, ad esempio, rischia di morire a causa della scarsità di foglie di eucalipto reso povero dai gas serra.

foto dal web

Il WWF segnala la situazione di undici specie di animali a rischio di estinzione tra cui le tartarughe marine, le cui origini risalgono all’epoca dei dinosauri, che è in pericolo per il riscaldamento degli oceani che attraversano facendo il giro della terra una volta all’anno.



Abbiamo già parlato dell’incremento degli incendi che si verifica in Australia ormai costantemente e non più in periodi specifici. Tutti concordano nel denunciare il riscaldamento climatico come una delle cause del fenomeno che porta alla distruzione non solo degli animali, ma anche del loro habitat. Tammie Matson, zoologo del WWF, teme che “Il cacatoa nero potrà perdere fino al 99% del suo habitat” . Parallelamente a queste trasformazioni, il riscaldamento porta a trasmutazioni comportamentali e territoriali di alcuni animali. Già si verifica l’apparizione di specie tropicali in mari temperati, la morte dei coralli, vegetazioni marine e terrestri che invadono territori non loro e modificano o mettono in pericolo altre specie lì residenti.

Sulla costa ovest della Groenlandia, le renne (chiamate lì Caribù) sono a rischio.


Si nutrono di licheni che riescono ad individuare anche sotto il manto nevoso e ghiacciato. Le femmine partoriscono in primavera, ma a causa del riscaldamento climatico che ha effetto sullo sviluppo delle piante, la crescita dei licheni non corrisponde più al periodo delle nascite; le madri ne hanno bisogno e i piccoli rischiano di morire. Le temperature si sono alzate di più di 4°C. anticipando la fioritura di una quindicina di giorni.


Recentemente, il segretario americano Dirk Kemphtorne ha richiamato l’attenzione sulla situazione dell’orso bianco come una delle specie in pericolo di estinzione e per questo inserito sotto protezione della legge americana ESA Endangered Species Act. A suo parere 2/3 degli orsi bianchi rischiano di scomparire definitivamente entro il 2050 sempre a causa del riscaldamento climatico.

Cosa aspettiamo a reagire?

giovedì 22 maggio 2008

22 Maggio 2008 Giornata Mondiale per la Biodiversità

Nel dicembre 2000, l’Assemblea Generale delle nazioni Unite ha dichiarato il 22 maggio Giornata Mondiale per la Biodiversità per commemorare l’adozione della Convenzione sulla Biodiversità firmata il 22 Maggio 1992.

A cosa serve la Giornata Mondiale della Biodiversità?

Il suo obbiettivo è sensibilizzare l’opinione pubblica sulla biodiversità terrestre e marina e contribuire a sua salvaguardarla.

Nei cinque continenti molte manifestazioni sono organizzate per celebrare questa giornata.

Per saperne di più

venerdì 9 maggio 2008

Parigi: lotta contro gli effetti dei cambiamenti climatici

Giovedì 17 aprile si sono riuniti a Parigi i rappresentanti dei 16 principali paesi che accumulano l’80% delle emissioni mondiali di gas serra.
L’obiettivo? La lotta contro gli effetti del cambiamento climatico in corso.

E’ la terza riunione di esperti economici Major Economies Meeting (MEM). Ne fanno parte i paesi del G8, l’Australia, la Corea del Sud e i grandi paesi emergenti come la Cina e l’India che rifiutano di impegnarsi finché gli Stati Uniti non ratificheranno il protocollo di Kioto. A Parigi, si è studiato con grande difficoltà la possibilità di riduzione dei gas per settore di attività (elettricità, cementifici, acciaierie, siderurgie, prodotti petroliferi…). L’amministrazione Bush non ridurrà le sue emissioni prima del 2025!!!!

In una relazione pubblicata il 23 aprile in Gran Bretagna, Nick Mabey, del Royal United Services Institute (RUSI) ha dichiarato che se il riscaldamento climatico non è controllato subito “avrà delle conseguenze nel campo della sicurezza con una dimensione simile ai due conflitti mondiali, con la differenza che esse dureranno per secoli.”
Molti esperti temono la futura “guerra della fame” e “la guerra dell’acqua”.


Il prezzo da pagare per le ultime manovre dell’alta finanza sui mercati alimentari di prodotti di prima necessità pesa, come sempre, sulle spalle dei più poveri. Le ultime notizie che arrivano da Haiti, come da alcuni paesi africani, fanno temere il peggio.

Il riscaldamento climatico non porta solo allo scioglimento dei ghiacci, effetto visibile da tutti!

Pensare che le conseguenze arriveranno solo fra molti anni è ignorare la realtà e l’indifferenza dei molti governi rischia di far precipitare la situazione. L'esempio attuale della catastrofe in Birmania ne è l'ennesima prova.

Ci vuole l’impegno di tutti noi!