Paperblog

venerdì 30 aprile 2010

Salviamo il Pianeta dai rifiuti per difendere la nostra salute

I rifiuti sono da anni al centro di discussioni e scontri a livello internazionale ed europeo.

Il primo problema che ci si trova a dover affrontare è la loro costante ed abnorme fabbricazione.

Ogni anno soltanto in Europa sono prodotti circa 1,3 miliardi di tonnellate di rifiuti, di cui 40 milioni di tonnellate di natura pericolosa. Con l'aumento della ricchezza e del benessere, dagli anni 90, nei paesi occidentali, è cresciuta anche la produzione dei rifiuti.


Ci siamo mai fermati a pensare che la scarsa attenzione che nel quotidiano mettiamo nello smaltimento dei rifiuti si ripercuote sulla nostra salute?

L'allarme viene da alcuni illustri medici e pediatri che richiamano l'attenzione sullo stretto collegamento che c'è tra l'ambiente in cui viviamo e la nostra salute, puntando i riflettori in particolar modo su chi vive in prossimità delle discariche e degli inceneritori, su cui si accumulano nuovi fattori di rischio per la salute ancora troppo spesso ignorati. Riflessione ovvia e condivisibile a pieno, ma spesso sottovalutata e dimenticata.

Fatto il possibile dal lato della prevenzione, attraverso l'attuazione di una serie di interventi legislativi volti a identificare obiettivi e stabilire incentivi insieme ad iniziative di vendita dei prodotti alla spina o con vuoto a rendere, di riduzione degli imballaggi (non sono rari i casi in cui l'imballaggio è più pesante e voluminoso dell'oggetto che contiene), occorre poi passare alla raccolta differenziata.
La corretta gestione dei rifiuti è quella che ha come obiettivo la riduzione della quantità dei materiali da portare allo smaltimento finale.

Greenpeace propone una strategia codiddetta delle "Erre": Riduzione alla fonte, Riutilizzo/Riuso, Raccolta differenziata porta a porta, Riciclo/Recupero dei materiali.

Solo controllando le alterazioni dell’ambiente
si possono evitare le malattie da inquinamento:
la salvaguardia della salute deve passare attraverso la salvaguardia dell’ambiente.



domenica 18 aprile 2010

Un clima sano per i nostri figli domani? La mozione anti Kyoto dei senatori del PDL rimanda l’Italia in coda dei paesi evoluti


Un triste documento, di cui buona parte degli italiani si vergogna, porta la firma del senatore Antonio D’Alì. L’obbiettivo? Rimandare nel dimenticatoio la lotta contro il riscaldamento climatico, Global Warming, riconsiderare l’Intergovernmental panel on climate change (Ipcc) e l’Accordo Europeo sul 20-20-20. Così, l’Italia ha approvato il 14 aprile scorso, con 137 voti favorevoli, 112 contrari e un astenuto, la mozione del senatore del PDL appoggiato dai suoi colleghi dello stesso partito, Valerio Carrara, Andrea Fluttero, Cosimo Izzo, Vincenco Nespoli, Guido Possa, Cosimo Sibilia, Sergio Vetrella, Guido Viceconte.

L’Italia retrocede mentre una coscienza mondiale continua a svilupparsi nei paesi industrializzati (la mobilitazione mondiale per la Conferenza di Copenhagen è un esempio clamoroso anche se i risultati non sono stati quelli attesi), ma anche nei cosiddetti paesi in via di sviluppo o nei paesi emergenti, con sacrifici ed impegni.

La sirenetta, simbolo di Copenhagen, che sembra triste dopo il fallimento della Conferenza


A Nairobi, si è appena conclusa la Conferenza dei ministri responsabili dei servizi meteorologici in Africa, convocata dall’Unione Africana. Al termine, è stata sottoscritta un'importante Dichiarazione che coinvolge i 52 paesi firmatari. Per la prima volta il continente africano, nonostante i suoi enormi problemi, ha espresso una maturità esemplare nel decidere di mettere in atto delle politiche per individuare strategie comuni, “condividere conoscenze, tecnologie e informazioni al fine di rafforzare il ruolo dei servizi meteorologici nell’ambito delle politiche governative e delle iniziative atte a mitigare gli impatti negativi degli eventi climatici e del surriscaldamento globale del pianeta”


Babobab. Senegal

http://perfettaletizia.blogspot.com/2010/04/vertice-del-clima-nairobi-il-continente.html

E’ stato anche deciso la creazione di un organismo di alto livello intergovernativo, l’AMCOMET, African Ministerial Conference on Meteorology.


L'amico Ibou - Senegal


In nome di un pseudo rilancio dell’economia, i senatori del PDL aderiscono alla corrente negazionista. Questa, nata da un piccolo gruppo statunitense, è sostenuta a tutti gli effetti da grossi interessi finanzieri. La corrente negazionista si è estesa ad altri paesi dove gli stessi attori subdoli agiscono, dietro le quinte, tramite gruppi di pressione. I negazionisti che affermano che il clima non è così cambiato e che il pericolo non esiste, si preoccupano, non della salute del Pianeta Terra e dei suoi abitanti, ma dei loro profitti che rischiano di essere seriamente ridotti se si rafforza la presa di coscienza collettiva e la conseguente spinta dell’opinion pubblica sui governi del mondo..


Il tornado Kathleen


In Francia, la corrente negazionista, campeggiata dallo scienziato Claude Allegre, è stata recentemente ridicolizzata dalle analisi serie da ricercatori impegnati e responsabili. Leggete nel link che segue l’interessante critica del libro di Claude Allègre e Dominique de Montvalon, L'imposture climatique o la fausse écologie, Plon, 2010.

http://medias.lemonde.fr//mmpub/edt/doc/20100409/1331160_3400_allegre6avril.pdf

In tanti incontri e mini conferenze, si cerca oggi e domani a trovare accordi minimi per spianare la strada che conduce alla Conferenza mondiale di Cancun (Messico) a novembre. Le difficoltà sono tante, rispettare e far combaciare i bisogni di tutti è un esercizio di alto equilibrismo.


chicchi di grandine- agosto 2009 - Bettola (PC)


La conferenza di Bonn (Germania) chiusi una settimana fa lo dimostra. Altri gruppi di lavoro riuniranno esperti dei vari paesi per arrivare meglio preparati all’incontro risolutivo che dovrebbe dimostrare che il mondo ha scelto la strada della ragione e non dell’autodistruzione.


processo di desertificazione in Mauritania


«Le Conferenza Onu sui cambiamenti climatici di Cancun dovrà fare ciò che Copenaghen non ha fatto, ha detto Yvo de Boer, deve portare a termine un progetto funzionante per rilanciare a livello mondiale l'azione per il clima, in modo trasversale, in particolare nei Paesi in via di sviluppo. In particolare, i negoziati quest'anno devono concludersi sugli obiettivi di mitigazione e di azione, su un pacchetto in materia di adattamento, su un meccanismo per le nuove tecnologie, sugli accordi finanziari, su come affrontare la deforestazione, e su un quadro di capacity-building. E' arrivato il momento. Dobbiamo realizzare una guida politica adeguata per il dove e quando intervenire».

http://www.greenreport.it/_new/index.php?page=default&id=4318


tornado sopra l'ospedale di Lecce - ottobre 2008


Che sia impossibile fare delle affermazioni esatte sui rischi che incorriamo tutti se non prendiamo urgentemente alcune misure drastiche per ridurre le emissioni di CO2 nell’atmosfera è evidente. Ci vuole prudenza e riflessione nel produrre dei dati che possono sempre essere contestabili. Le previsioni non offrono garanzie assolute, ma i dati attuali conosciuti e gli scombussolamenti odierni del Pianeta, sotto tutte le latitudini, estremamente violenti e soprattutto ravvicinati come mai lo sono stati, sono davanti agli occhi di tutti.


fenomeni climatici - Stati Uniti


Ci lasceremo ancora ingannare e condurre come pecore, senza reagire? Vogliamo diventare solo le ombre di noi stessi?



Le contraddizioni non mancano nella posizione dell’Italia nei confronti del clima. Recentemente il Presidente del Consiglio italiano ha firmato a Parigi, col Presidente della Repubblica francese, un accordo che mira a definire delle politiche economiche da intraprendere nei confronti di quei paesi che non rispettano gli accordi internazionali sul clima.

La loro lettera è stata inviata al Presidente della Commissione europea Juan Manuel Barroso. Nella lettera, (pubblicata integralmente sul giornale on line Clandestino Web) si chiede di istituire una “compensazione finanziaria” nei confronti dei prodotti provenienti da paesi che continuano a produrre i propri beni senza curarsi più di tanto delle emissioni di CO2. Allora, cosa significa quell’exploit dei senatori del PDL? Si veda Ecoblog.it

http://www.ecoblog.it/post/10271/parlamento-brutte-notizie-per-clima-e-caccia-ok-alla-mozione-anti-kyoto-e-alla-caccia-no-limits



Stranezze della politica? Ma questa non è vera politica, semmai è vile politica. Cosa succederà domani? Non bisogna arrendersi. La lotta per la difesa del pianeta riguarda tutti noi . E’ lotta per la vita e la dignità. E’ rispetto del futuro dei nostri figli. E' il compito di ogni cittadino responsabile.

Amanda Castello


Tupak e Ricardo. Quale futuro?

lunedì 5 aprile 2010

Aumenta il rischio di estinzione di molti animali, l’orso bianco e la foca nelle zone Artiche



Orso polare - Spitzberg


A Doha, capitale del Qatar, si è tenuta alla fine del mese di marzo, la Conferenza sulle specie animali minacciate dal commercio internazionale. Trattasi di una conferenza mondiale sugli animali che rischiano di scomparire dal Pianeta per essere principalmente oggetto di business. Non è la prima volta che se ne parla, lo sanno tutti, le istituzioni internazionali, i governi e i cittadini, ma le misure prese sono assolutamente insufficienti.

Tra gli animali in pericolo: l'orso polare e la foca.



cucciolo di foca - Spizberg

Durante la conferenza si è lavorato sul futuro di varie specie in pericolo a causa del commercio, da un lato (ad esempio quello dell’avorio che mette a rischio gli elefanti) dei cambiamenti climatici, dall’altro e, infine, dell’inquinamento.


In un articolo pubblicato su Repubblica del 21 marzo scorso, Carlo Ciavoni scrive:

"Stando ai dati della lista rossa dell'IUCN (Unione internazionale per la conservazione della natura) l'orso polare è considerato globalmente vulnerabile (cioè il 3° livello di minaccia su 5). La popolazione complessiva è di 20-25.000 individui, ma si prevede che nei prossimi 40-50 anni ci sarà un crollo tra il 30 e il 50%."

"All'origine - dice Piero Genovesi, ricercatore dell'Ispra, l'ente pubblico per la ricerca ambientale - c'è essenzialmente la costante riduzione della calotta polare, che si prevede possa scomparire nei prossimi 100 anni"(…). "Ma c'è anche l'inquinamento - ha aggiunto Genovesi, che è anche vice presidente dell'Associazione Internazionale di Ricerca e Conservazione degli Orsi - a minacciare questa specie che, essendo alla sommità della catena alimentare, mostra da tempo i segni dell'accumulo dei fattori inquinanti."


Non basta - ha detto ancora il ricercatore - lo scioglimento dei ghiacci sta di fatto riaprendo rotte commerciali navigabili nel Nord, che potranno avere effetti disastrosi sulla vita degli orsi, distruggendo ancora di più la calotta di ghiaccio, dove gli animali si muovono. Tutto questo sta inoltre aumentando le occasioni di incontro dell'uomo con gli orsi, obbligati a trascorrere più tempo sulla terraferma".

orso polare alla ricerca di cibo - Spizberg


Il Canada si è opposto alla proibizione della caccia agli orsi polari. Una quota di caccia è autorizzata per i Nativi, Inuit che vivono nel Nunavik, territorio indipendente, e che utilizzano il prodotto della caccia per la loro sussistenza. Gli Inuit sanno quando si può cacciare, quale animale può essere ucciso e cacciano solo la quantità necessaria alla vita della comunità. La caccia è un atto serio e responsabile che va compiuto con rispetto per la vita. Le cerimonie che precedono la caccia sono celebrate per consolidare l’unità del gruppo dei cacciatori, rafforzare lo spirito e l’interesse comune, ricordare che l’animale è sacro e va ucciso correttamente, rispettando e ringraziando per il dono della vita che egli fa alla comunità umana.


zampa di orso polare - Spizberg museo Ny-Alesund


Purtroppo, però, molte licenze sono date a società di caccia, ad individui senza scrupoli che vengono a cacciare l’orso per sport. Credono forse di affermare valore e coraggio, ma quando si conosce il tipo di armamentario altamente sofisticato che permette di abbattere un orso senza il minimo pericolo, non si può certo parlare di coraggio, ma piuttosto di vigliaccheria. Un’uccisione gratuita ed inutile, un gesto vile ed irresponsabile.

Lo è anche il commercio delle pellicce degli animali uccisi e degli oggetti confezionati per i turisti, inconsapevoli e irresponsabili che partecipano così al mantenimento dell’industria della caccia all’orso e alle foche.


Spizberg

Anche l’inquinamento è responsabile della possibile estinzione dell’orso bianco e delle foche, come spiega bene Pietro Genovesi.


Risulta estremamente difficile intravedere una foca. Sono molto impaurite dagli attegiamenti ostili dell'essere umano

L’aumento di certe sostanze chimiche nelle acque dell’Artico sta portando delle trasformazioni gravi anche a livello della riproduzione. L’aumento dell'infertilità di certe specie animali si sta ormai verificando anche a livello umano. Studi fatti da associazioni di Nativi dei popoli del Circolo Polare Artico hanno allertato l’opinione pubblica mondiale sulla riduzione delle nascite a causa dell’inquinamento. L’alimentazione di questi popoli dipende dalla pesca e dalla caccia in quelle zone, quindi…

Molti studi sono in corso per conoscere lo stato di salute degli orsi polari, le loro abitudini, i loro spostamenti, gli accoppiamenti, le nascite e la soppravivenza dei piccoli.



Cattura orso polare per mettergli una trasmittente e procedere ai controlli di salute - Spizberg museo Ny-Alesund

Il Canada, ancora una volta al centro delle polemiche per il rifiuto di mettere un termine al massacro delle piccole foche, si è visto costretto quest’anno a sospendere i permessi di caccia a causa della moria dei cuccioli. La causa? Si sta ancora studiando, ma sembra che il riscaldamento globale ne sia la ragione principale. Le lastre di ghiaccio sono troppo sottili, i piccoli scivolano troppo presto in acqua e sono facile bottino dei loro predatori naturali.


Spizberg

Il mondo continua a chiudersi gli occhi, le orecchie e la bocca. La non curanza e l’indifferenza fanno accelerare il processo di estinzione. Vogliamo poter vedere gli orsi polari solo nei musei? E' quello che vedranno i nostri figli domani: orsi polari imbalsamati...



Spizberg museo di Barentsburg

Svegliamoci! Impariamo dai musei, certamente, ma per salvare la vita!


Spizberg museo Ny-Alesund


Non è più bello poter osservare questa famiglia di orsi polari liberi nello Spitzberg? Lì la caccia è proibita, ma il riscaldamento climatico costringe questi stupendi animali a cercare disperatamente da mangiare. Con la mancanza di ghiaccio, scompaiono le foche. Gli orsi polari non riescono a sopravvivere nutrendosi solo con uova di uccelli! Alcuni muiono di fame, altri affogano perchè il ghiaccio non c'è e devono nuotare senza poter fermarsi tra un isolotto di ghiaccio e l'altro.

Tutto è equilibrio nella natura, è importante salvaguardarlo.

Spizberg